Il FAI – Fondo Ambiente Italiano – ha organizzato due giornate di visite a monumenti, palazzi, pinacoteche o manufatti storici chiusi per motivi di restauro, per le carenze di fondi per la loro gestione o perché sedi private o di istituzioni ed enti.
L’evento organizzato in occasione delle Giornate FAI di Primavera, coinvolge in tutto il suolo nazionale più di 700 luoghi appartenenti allo stupendo patrimonio artistico e storico-culturale italiano.
Per esempio: a Firenze – già nota per il suo ingente patrimonio – il FAI apre il Museo Marino Marini; a Certaldo Alto (AR) si organizza la manifestazione Per le Vie del Boccaccio; in Lucania, nel potentino, a Marsico Nuovo il Monastero di San Tommaso di Canterbury o a Matera il Castello Tramontano, e altri esempi come questi.
Quindi un evento importante che ci permette di visitare – o solo di avere accesso – a luoghi interessanti per o addirittura fondanti della nostra storia culturale.
Anche le Marche hanno aderito alla Giornata FAI di Primavera, aprendo per esempio:
Ad Ascoli Piceno la scoperta de L’Antico Decumanus Maximus; oppure Palazzo Alvitetri – Sede di Confindustria AP; e nell’ascolano a Cupra Marittima il Parco Archeologico con Laboratorio;
Nel Fermano la Torre di Sant’Elpidio a Mare;
Nel Maceratese, Università, Palazzi, Corti, Giardini;
Come pure nel Pesarese.
Nell’Anconetano: palazzi come a Osimo e Senigallia; chiese a Fabriano, Sassoferrato e Ostra; villa a Jesi.
E ad Ancona?
Due gli eventi in programma: uno al Forte Garibaldi – Ex Forte Pelago e l’altro alla Pinacoteca Civica “Francesco Podesti” nel Palazzo Bosdari.
Ebbene, di due eventi nella città dorica, uno è stato annullato a causa dell’inagibilità del manufatto per il maltempo. Mentre l’altro, fortunatamente, è stato possibile parteciparvi.
Della Pinacoteca Civica “Francesco Podesti” ci siamo già occupati con un articolo dedicato. E l’opportunità di poterla visitare ha attirato numerosi visitatori incuriositi dalla ristrutturazione del plesso. Ciò che non è stato specificato sul sito del FAI – sebbene a conoscenza degli anconetani, ma non dei turisti – è che la pinacoteca era chiusa proprio per restauro del Palazzo Bosdari.
Quindi, chi passando per Ancona riteneva di poter ammirare la collezione della pinacoteca civica, sarà rimasto deluso. Però sul sito FAI, facendo bene attenzione, la descrizione dell’evento non parla dei dipinti o delle opere contenute, bensì del palazzo che le ospita: insomma, un minimo di informazione in più, soprattutto per chi non è anconetano e si trova a passare per le vie della città dorica, magari solo per un giorno, sarebbe stato apprezzabile.
La visita ha previsto come ciceroni numerosi studenti di Licei Scientifici e Istituto Geometri. Molto disponibili e affabili, ne abbiamo scelto uno e ci siamo addentrati nel palazzo.
Ci consegnano l’immancabile foglio didascalico dell’iniziativa, con uno stemma e la richiesta di donazione libera, fatta alla fine del giro un po’, ben consapevoli che la cultura debba essere libera e pubblica e gli interventi per restituircela non devono trovare sponsor in istituti come le fondazioni private (Cariverona nel caso del cantiere in oggetto).
Il patrocinio della Regione Marche neanche riesce a edulcorare il pensiero di chissà quante altre innumerevoli opere artistico-storico-culturali giacciono nell’abbandono o nell’impossibilità di visite che anzi sono “dovute” al più ampio pubblico possibile. O di chissà quanti altri manufatti rimangono totalmente inesplorati perché, sebbene previsto dalla nostra costituzione repubblicana, la gestione politica e amministrativa centrale e periferica non riescono a dare fondamentale apporto, stimolo e gestione prioritaria al proprio patrimonio, cespite ideale e materiale dell’identità molteplice di questa nazione.
Nel compendio illustrativo, la direttrice della pinacoteca – D.ssa C. Costanzi – tratteggia la storia della struttura e il lunghissimo intervento di ristrutturazione e restauro che dura dal
“[danneggiamento subito] durante la seconda guerra mondiale, [periodo in cui] il Palazzo fu sottoposto a restauro alla fine degli anni sessanta. L’attuale cantiere è finalizzato all’ampliamento del museo.”
Sostanzialmente la visita ha riguardato la quasi-chiusura dei lavori di ristrutturazione del manufatto originale, con interventi di conservazione – si veda la capriata dell’ultimo piano: magnifica – o di ristrutturazione – soffitto a travatura lignea però sotteso da travi di acciaio per poter sostenere il peso e le spinte del solaio (anche definito in ingegneria “momento flettente”).
L’intervento più considerevole è la struttura di collegamento tra la ex-facciata esterna del palazzo e la successiva implementazione del cortile. L’opera riguarda l’inserimento di un plesso modernissimo che collega in effetti due piani fino a oggi rimasti separati. Ed è costruito con le più moderne tecniche e materiali, coinvolgendo acciaio e vetro, per dare luogo a una struttura importante, ma resa il meno invasiva possibile proprio dalla quasi-assenza di ostacoli materiali visivi, grazie alla quantità di vetro presente. Inoltre, e questo è l’accento definitivo e origine della ristrutturazione, è stato costruito un vano ascensore che consentirà anche alle persone con disabilità motoria di poter avere finalmente accesso alla struttura e alla pinacoteca in esso contenuta.
Questo vano ascensore, insieme all’abbattimento di altre barriere architettoniche, l’impianto di modernissime colonnine multifunzionali – sistema anti-incendio, allarme, telecamere, gruppo elettrico, etc – la costruzione di servizi igienici polifunzionali e fruibili anche da persone con disabilità motoria, e “camere” anti-incendio con la stessa destinazione d’uso, supportano e completano lo sforzo non indifferente dal punto di vista architettonico-ingegneristico per restituire il palazzo Bosdari e la pinacoteca civica agli anconetani e a tutti i visitatori che sapranno apprezzarne forme e contenuti.
Quindi, un intervento importantissimo, sia dal punto di vista del recupero e del restauro storico-conservativo, quanto per l’implementazione di opere strutturali civili atte ad ampliare l’uso di un bene pubblico anche a chi purtroppo patisce disabilità motorie.
La visita – brevissima, per la verità: circa 30 minuti!, e ben condotta da un giovane di origine palermitana diplomando dell’Istituto per Geometri – si conclude con l’uscita sul terrazzino del palazzo che apre al porto, al mare, all’essenza stessa di Ancona. Storia, cultura, paesaggio e civiltà tutte organicamente presenti in questo centralissimo palazzo che, unendosi alla vista del mare, richiama l’oggettiva concettualità del suo essere: un palazzo costruito dalla famiglia Bosdari, proveniente proprio dal mare, dall’altro lato dell’Adriatico, da quelle coste dalmate così legate al fiorire dell’Ancona in età Moderna e ponte per quella contemporanea.
Una ristrutturazione che restituisce e ricostruisce diversi legami, tra cui quello basilare e concettuale del ponte: il ponte della storia e della cultura, diacronicamente ricomposto; il ponte della tangibile fisicità geografica costituita dal mare; e, infine, il ponte del superamento delle barriere architettoniche e dell’integrazione necessaria della disabilità motoria, ideale e sostanziale, sottolineati dalla forza dell’acciaio e dalla trasparenza del vetro.
Il cartello dei lavori ci riporta alla realtà: consegna lavori prevista nel 2011. Oggi 23 marzo 2013 il FAI riesce a farci visitare un cantiere in fase di ultimazione, ma che terminato non è. Sempre in Italia stiamo!
In attesa di poter apprezzare le opere del Lotto, di Gentileschi, del Guercino o dei numerosi artisti che fanno parte della collezione della pinacoteca, scendendo per le scale che riportano al pianterreno, sui pianerottoli abbiamo avuto l’opportunità di salutare opere di grande spessore di artisti contemporanei come il Trubbiani e il Cucchi.
Ringraziamo il FAI per quest’opportunità.
Testo di Francesco Giannatiempo