Il Monte Conero ed il suo parco rappresenta un palcoscenico di straordinaria bellezza ed è costituito da un tratto di costa alta e da un’ampia fascia collinare interna, caratterizzata da scorci panoramici e da tanta storia.
La struttura dell’area del Monte Conero è il risultato di una storia complessa, caratterizzata dal susseguirsi di processi tettonici differenti, ma tra loro correlati e collegati allo sviluppo della catena appenninica.
La sua complessa storia geologica ha sempre catturato l’attenzione di studiosi ed appassionati. E’ un rilievo calcareo che è emerso dal mare verso la fine del periodo del Miocene (tra i 25 ed i 7 milioni di anni fa) durante il processo di formazione dell’Appennino.
Più o meno tra i 5-2.5 milioni di anni fa, praticamente all’inizio del Pliocene, l’area del Conero si trovò di nuovo sommersa dalle acque del Mar Mediterraneo per poi riemergere, in più periodi storici, staccandosi dalla dorsale appenninica, emersione che si completò nel Quaternario. 10mila anni fa, in corrispondenza del periodo conclusivo della glaciazione il livello del mar Mediterraneo si alzò di nuovo facendo in questo modo arretrare la linea costiera.
Vi segnaliamo anche lo Scoglio del Trave che affiora dall’acqua in tutta la sua straordinaria bellezza e particolarità nella zona costiera di Portonovo: 5 metri di larghezza per 1 km di lunghezza, tra la parte emersa e quella che si tuffa nel mare; è formato da rocce sedimentarie di origine marina, risalenti al periodo miocenico, cioè tra 23 e 5 milioni di anni fa La formazione di questo promontorio è stata influenzata dai movimenti tettonici e dall’erosione, creando un paesaggio unico e spettacolare.
In questo contesto il Conero ha visto passare negli anni tante civiltà.
Sono infatti state ritrovate anche delle incisioni rupestri su un lastrone di roccia (di una settantina di metri quadri); secondo alcuni studi si pensa che si tratti di un antichissimo altare dove gli aruspici compivano i loro riti sacrificali, e il sangue degli animali, o degli umani, scorrendo sulla pietra indicava il destino delle genti.
Nel Monte sono presenti anche numerose grotte.
Le grotte romane
Scavate probabilmente in epoca imperiale, sono situate verso la metà della strada che va da Massignano al Poggio; erano delle cave scavate dagli schiavi. Si pensa che dalle viscere delle grotte siano usciti i blocchi di pietra con i quali è stato costruito il Poggio, Massignano ed alcuni monumenti e chiese di Ancona (forse anche San Ciriaco).
Entrando nella cava che risulta essere scavata in salita – probabilmente per evitare alle piogge di entrare – si possono ancora riconoscere i segni degli scalpelli e dei picconi sulle sue pareti; essendo all’interno del Monte Conero la temperatura è maggiore rispetto a quella esterna e si percepisce parecchio il caldo.
Sono state ritrovate anche delle scritte in greco all’interno di alcune rientranze scavate lungo il percorso riconducibili, secondo alcuni studi, ad indicazioni lasciate da chi lavorava nella cava con le quali indicare il cantiere o la costruzione a cui il blocco di pietra estratto in quella zona era destinato.
In circa 10 minuti si arriva al fondo della grotta e degli scavi che terminano, dopo aver attraversato anche stretti passaggi, con una piccola “stanza” dove sono state ritrovate alcune scritte lasciate dai partigiani durante la seconda guerra mondiale. Un viaggio nella storia.
Una antica leggenda racconta che le grotte scavate dagli schiavi romani nascondessero un tesoro che nessuno ha mai cercato in quanto custodito dalle anime di tutti i cavapietre morti in quel luogo. Una seconda leggenda parla di una brutale e sanguigna rivolta degli schiavi che portò alla morte ed alla sepoltura in quelle”tombe” da loro scavate dei loro aguzzini.
Grotta del Mortarolo
La grande grotta, un ipogeo naturale utilizzato come romitorio, è composta da un unico vano provvisto di aperture verso l’esterno. In corrispondenza della parete di fondo si nota un rudimentale altare scavato nella viva roccia e costituito da alcuni gradini e da un piano di appoggio. All’esterno, nella parte superiore della grotta, nascosta dalla fitta vegetazione, si nota una croce incisa nella roccia.
Il luogo isolato, facilmente accessibile da un sentiero del parco del Conero, nasconde un’inquietante leggenda: sembra infatti che sul terreno si possono notare alcuni sassi disposti in modo da formare la figura di un uomo sdraiato i quali, pur se spostati, tornano nell’arco di una notte nell’originaria collocazione.
La Grotta degli Schiavi
Crollata negli anni ‘20, sopravvive nel ricordo e nelle leggende legate ai pirati.
Originariamente questa grotta marina, situata all’incirca a 4 km a sud del dello scoglio del Trave, poco prima degli scogli delle Due Sorelle, presentava due ingressi separati, l’accesso principale era sul mare ed era accessibile in barca, l’altro invece permetteva di entrare nella grotta a piedi; nel fondo della grotta si trovava una piccola spiaggia nella quale sgorgava una sorgente d’acqua. La grotta, ostruita da una frana nel 1920 seguiva la direzione del meridiano magnetico fino ad una vasta sala in cui si immetteva l’ingresso da est, stringendosi poi e deviando bruscamente a gomito.
Secondo due testi, uno del Prof. Cumin del 1936 e l’altro dell’Ing. De Bosis del 1861, l’origine della grotta è da attribuire al moto ondoso che avrebbe allargato qualche frattura nelle roccia.
(Fonte: “Monte Conero, rivista mensile della sezione di Ancona del club alpino italiano – 1974)
Lo studioso Francesco de Bosis la descrisse nel 1861, ritenendo che fosse stata formata dall’erosione marina e dal dissolvimento del calcare per le infiltrazioni.
Il professor Luigi Paolucci, il grande studioso della natura del Monte, era solito recarsi con i suoi studenti in escursione alla grotta; un suo allievo riferì che nel 1913, nel corso di una di queste visite didattiche, uno strano anfibio cieco uscì dalla sorgente e che il professore subito lo identificò come un proteo, rarissimo abitante delle cavità carsiche.
Si ritiene che il nome della grotta si riferisca proprio ai pirati schiavoni, molto attivi in questa parte dell’Adriatico, che la usavano come rifugio o per i prigionieri che facevano durante le scorrerie. Secondo una leggenda, la sorgente si sarebbe originata dalle lacrime di una principessa imprigionata lì, il cui riscatto non venne pagato. Triste per la lunga permanenza, si consumò per il suo stesso pianto, andando a formare una sorgente di acqua purissima che ancora oggi si getta nel mar Adriatico. Altre voci riferiscono che questa grotta sarebbe la stanza in fondo al Buco del Diavolo, con chioccia e pulcini tesoro dei pirati. Si racconta anche che sulle pareti ci fossero ancora gli anelli a cui erano incatenati i prigionieri.
Curiosità letteraria
Nato nel 1887 dalla penna di Arthur Conan Doyle, diventato celebre protagonista di avventure in tutto il mondo attraverso libri, racconti, film, Sherlock Holmes viene inviato nella “marca anconetana” di inizio secolo dal Ministero della guerra britannico, alla ricerca di una fabbrica austro-tedesca di torpedini sottomarine. In un mondo che inizia a respirare le tensioni che pochi anni dopo porteranno al primo conflitto mondiale, Holmes attraversa la regione….
… Scenario centrale resta tuttavia il Monte Conero, di cui il protagonista osserva con attenzione tutte le caratteristiche, alla ricerca di un angolo nascosto che possa custodire il terribile segreto da smascherare. I temibili armamenti teutonici vengono infine svelati nella Grotta degli Schiavi, antro realmente esistente, ma la cui bocca fu occultata da una frana nel 1920.
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La base militare del Monte Conero
Sotto il Monte Conero insistono gallerie e basi sotterranee già dalla fine dell”800, ampliate per la Prima guerra mondiale, per la Seconda guerra mondiale e successivamente anche nel periodo della guerra Fredda. Il Conero infatti, oltre ad essere un paradiso naturale, è stato sin dall’antichità oggetto di interesse strategico, come per i Greci siracusani che videro immediatamente in quella zona una posizione straordinaria.
Ancora oggi è presente, tra le località Poggio e Massignano, un ingresso di quella che era una delle basi strategiche per il predominio dell’Adriatico.
La sua estensione, principalmente sotterranea, è costituita da grandi gallerie scavate nella roccia. La base militare è ancora oggi sorvegliata e quindi attiva ed in molti negli anni si sono chiesti che tipo di attività ed operatività vi venissero svolte. Naturalmente l’acceso è negato ed i misteri che racchiude il Monte Conero rimangono ancora oggi irrisolti.
Negli anni diverse testate hanno trattato l’argomento:
Il giornalista Remo Lugli de La Stampa, nel 1984, esprimeva una certezza: “Da vent’anni i tunnel della Montagna sono passati alla Marina Militare”, aggiungendo nell’articolo che “Sicuramente ci sono installazioni militari”. Il pezzo era titolato: “Un Mistero sotto il Conero“. Sempre in quell’anno, La Stampa parlava di tre arresti per spionaggio: “Procacciamento di dati riguardanti la sicurezza dello Stato”, questa la terribile accusa con cui un giudice metteva in carcere tre anconetani il 18 gennaio 1984. Anche L’Unità nel febbraio di quell’anno parlava di una seduta del consiglio comunale in cui si era discusso dell’arresto dei tre anconetani e della possibilità o meno che vi fossero armi chimiche o batteriologiche sul Conero, cosa smentita dal sindaco di allora, Guido Monina. Poi di nuovo silenzio sulla vicenda.
E la base è ancora lì.
Negli anni le leggende trasmesse parlano addirittura della montagna che si apriva sul mare con un accesso segreto per far uscire i sommergibili e gli aerei celati dentro di essa.
Sul web se ne parla tanto, c’è chi scrive:
“Vi è un deposito di munizioni vuoto, una serie di installazioni meteorologiche, antenne di comunicazione, un centro radar, una stazione di “ascolto” elettronico che copre un po’ tutto l’Adriatico e parte dei Balcani.
La base è gestita sia dall’Aeronautica che dalla Marina, ma vi sono presenti anche operatori della NATO.
Era anche predisposta per operare come centro di controllo di emergenza, poichè ritenuto sufficientemente a prova di esplosione nucleare.
Da diversi anni ormai la base non è più molto operativa, limitandosi ad assicurare il supporto logistico agli impianti di trasmissione e a quelli meteorologici (anche la RAI ha installato lì dei ripetitori).”
Nella grande porta metallica che nasconde i segreti militari del Conero ancora oggi infatti si vedono entrare dei mezzi militari.
Gli avvistamenti UFO sul Conero
Come non citare gli innumerevoli avvistamenti di UFO nella zona, UFO magari catturati e studiati proprio in questa base sotterranea sopra citata e resa sempre più misteriosa con il passare degli anni.
Il fenomeno UFO nelle Marche è molto antico, i primi casi documentati di avvistamenti di oggetti voltanti non identificati risalgono ai primi anni ’50 in concomitanza della grande “ondata” UFO che ha caratterizzato l’Italia in quel periodo ed il Conero è sempre stato un punto “caldo” per gli avvistamenti.
Ho trovato questo interessante video, una intervista di Radio Studio 24 a Salvatore Marcelletti, Generale Pilota dell’Aeronautica Militare Italiana della Riserva, nonché Presiedente del CIFAS; nel video gira una puntata di Voyager dedicata alle sfere di luce. Nell’intervista Marcelletti parla del magnetismo del monte che potrebbe servire come “carica batterie” per questi oggetti non identificati.
Leggende metropolitane o realtà?
Libro consigliato
Vi segnalo anche un libro che trovate anche su Amazon di Alessandro Badaloni: “Fatti, misfatti e strane presenze. Ombre e misteri nella storia di Ancona“.
“A inseguire le suggestioni, parrebbe che non vi sia ad Ancona luogo o edificio che, avendo grondato sangue, non meriti un tragico racconto […]. La presente pubblicazione ne offre un florilegio, con vicende ch’ebbero tutte luogo nelle vie, nelle piazze, nei palazzi dell’Ancona storica, la piccola città dentro le mura, che andava dal porto a porta Calamo, dal duomo a Capodimonte.
Assedi, stragi, roghi, impiccagioni, colpi di pugnale, annegamenti, e poi sopraffazioni, tradimenti, ma anche resistenze robuste e accorte si dispiegano in una topografia che spesso ha mutato forma e nome e che, forse proprio per questo, sembra consegnare un percorso elettivo a chi si volga all’evocazione di remoti accadimenti, cercandone l’eco attraverso bisbigli, fruscii, lumi, azzurri globi”.
(Dalla Prefazione di Michele Polverari)
Istituito nel 1987 il Parco Regionale de Conero è un’oasi ambientale nata attorno al Monte Conero, 572 metri di macchia mediterranea a picco sul mare, area protetta in cui è possibile passeggiare nei sentieri che si snodano fra i boschi, osservare il transito di uccelli migratori come il falco pellegrino e i rapaci notturni, e altra fauna selvatica: cinghiali, volpi, ghiri, tassi, lepri e ricci. È possibile anche visitare preziose testimonianze storico-artistiche, come la Torre di Guardia e la chiesetta romanica di Santa Maria nella baia di Portonovo.